Cibiamoci Festival 2017: l’intervista a Pietro Fruzzetti, ideatore e co-organizzatore dell’evento

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Cibiamoci è il primo festival dedicato al Marketing Digitale per la comunicazione e la promozione dei prodotti e della cultura del Food & Beverage italiano. Noi di CRU Agency, che facciamo del Food Marketing e dell’Internet of Food le nostre missioni, ci teniamo a sottolineare l’unicità di un evento di questo tipo, dove si ha la possibilità di ascoltare e interagire con professionisti votati alla ricerca e alla promozione della nostra cultura enogastronomica in un rapporto olistico tra online e offline.

Bene, cominciamo subito!

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Ciao Pietro, grazie per questa opportunità.

Guardando alla prima edizione, com'è nata l'idea del progetto di Cibiamoci Festival? Non deve essere stato facile organizzare un evento di questo tipo.

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Ciao Tommaso, è un piacere.

La prima edizione di Cibiamoci Festival nasce da lontano. Il nome a dominio www.cibiamoci.it doveva ospitare un marketplace di eccellenze toscane. L'incapacità di ricevere contenuti di qualità come foto e testi dei prodotti, ha reso impossibile la realizzazione del  progetto. Posso garantirti che in quei tempi non erano tanti i progetti web di quel tipo, quindi c'era anche meno consapevolezza da parte dei produttori di internet come strumento di vendita.

Quello è stato un bello stimolo per capire che era necessario fornire gli strumenti e le conoscenze per comprendere come presentarsi con la propria attività enogastronomica. Ecco che nasce così la prima edizione di Cibiamoci ad Ottobre 2016. Se è stato facile organizzare un evento di questo tipo? No, assolutamente, e prevedo sempre più complessità, una strada sempre più in salita. Mi auguro possa non essere così ma ovviamente ogni anno dobbiamo costruire qualcosa di diverso per alzare l'asticella quindi credo sia fisiologico.

Tommaso-Cattivelli-CRU-Agency

Beh, con la carica delle tue parole non mi può venire in mente che il famoso motto della nostra nave scuola: “Non chi comincia ma quel che persevera”, giusto?

Comunque, il tema che accompagna spesso l’adozione di nuovi strumenti e metodologie da parte delle imprese dell’agroalimentare è spesso lo scontro tra conservatori dei modelli di promozione e distribuzione e innovatori, che magari hanno una visione del progetto basata anche sul Digitale, quindi ti chiedo: cosa pensi del rapporto tra innovazione e tradizione nel contesto di un evento come Cibiamoci?

Pietro Fuzzetti

Non parlerei di innovazione. Il rapporto è tra tradizione del territorio e dei sapori e l'utilizzo di strumenti che oramai sono ad appannaggio di tutti o quantomeno sono il presente e che devono essere utilizzati per non perdere campo in un mondo, quello del food, che sta andando alla velocità del Digitale. Sembra tuttavia che le due strade, cultura digitale e cultura enogastronomica non riescano ancora ad incrociarsi. Stiamo perdendo una grande occasione per far uscire il Made in Italy in modo forte e concreto al di fuori delle nostre mura, al di là di tutte le chiacchiere di cui si è un po' stufi di ascoltare. Vogliamo davvero mantenere salde le nostre tradizioni? Per mantenere questa promessa, il Digitale è lo strumento da sfruttare!



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Quindi, riguardo alla cultura dell’agroalimentare e lo scenario digitale, secondo te quali sono i maggiori problemi che riguardano le imprese del settore? C'è effettivamente un salto di qualità che devono fare le aziende dell'agroalimentare per spiccare sul mercato?

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Sì, confermo. Le aziende devono fare un salto di qualità e per farlo devono utilizzare il Digitale. Ci si limita fin troppo spesso a pensare che il Digitale serva a chi non ha clienti, come una soluzione immediata ai propri problemi di bilancio. Non è assolutamente così. Vedo aziende che hanno avuto la capacità di comprendere il valore del Digitale guardando oltre al proprio naso ed oggi il loro investimento è l'eredità più importante per il loro brand. Il problema è che c'è troppa poca autocritica. Non si pensa a lungo termine ma si pensa ad oggi, ma oggi oramai è passato e serve programmazione, serve cambiare prospettive, avere una visione a lungo termine. Serve coraggio.

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Siamo completamente d’accordo con te. È necessario far incrociare le due strade del Food e del Digitale: abbiamo i contenuti, abbiamo le competenze e abbiamo il territorio che pongono le basi ideali per qualsiasi progetto di Marketing o Comunicazione online. Inutile pensare alle soluzioni facili e immediate, serve una visione e serve coraggio.

A proposito di contenuti, ci parleresti un po’ di quelli di Cibiamoci? Come avete deciso di selezionare i relatori e i rispettivi contenuti da presentare?

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Nella seconda edizione il comitato scientifico era composto oltre a me anche da Mariachiara Cheli event manager di Cibiamoci e Nicoletta Polliotto, autrice del libro “Ingredienti di Digital Marketing per la Ristorazione”. Il programma è stato strutturato seguendo tre percorsi paralleli dedicati al produttore food, al produttore wine e alla ristorazione e la scelta dei relatori è avvenuta attraverso la volontà di intercettare alcuni dei migliori Digital Marketer del panorama italiano. Credo, anche rispetto ai feedback ricevuti dai partecipanti che siamo riusciti a creare un programma eterogeneo ma con un filo conduttore, quello della cultura del food come ingrediente principale.

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Infatti i corsi sono risultati interessanti e stimolanti. Idee, condivisione, simpatia e ascolto: tutti ingredienti di altissima qualità per un evento come Cibiamoci. Inutile ribadire l’importanza di un evento come questo in Italia, dove abbiamo oltre 300 varietà di pane, quasi 500 varietà di formaggio, circa 600 vitigni autoctoni, oltre 500 cultivar d’olivo e, come hai detto bene tu con strumenti digitali ormai appannaggio di chiunque. Bisogna crederci, bisogna metterci voglia, forza e coraggio.

Grazie di cuore per il tuo contributo Pietro, non vediamo l’ora di un Cibiamoci 2018!

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Grazie a te Tommaso, a presto!