Cibiamoci Festival 2017: l’intervista a Susana Alonso

A Cibiamoci 2017 Susana ha presentato il workshop "Vino e Cibo digitali: come solleticare i sensi online". La sua presentazione ha coinvolto emotivamente tutto il pubblico presente, risultando interessante, stimolante e davvero emozionante. Per questo motivo abbiamo deciso di intervistarla per riproporre e approfondire i concetti espressi al Cibiamoci Festival di Pistoia.

Si parte!

Ciao Susana e grazie di aver accettato il nostro invito. Parlaci un po’ di te, quali sono gli eventi della tua vita che reputi più importanti, sia in ambito lavorativo che in ambito personale?

Ciao Tommaso, grazie di questo invito.

Sono nata a Buenos Aires, dove ho studiato e ho cominciato la mia carriera lavorativa in ambito finanziario. Sono arrivata in Italia nel 2001 per completare un Master di postlaurea in Relazioni internazionali e poi… Beh, sono passati più di 15 anni! In questo lasso di tempo ho lavorato per diverse aziende in Emilia Romagna occupandomi di Commercio Estero e di Marketing e Comunicazione. È così che ho iniziato a sviluppare diverse competenze, e contemporaneamente ho approfondito alcune tematiche specifiche attraverso una formazione specialistica.

Dal 2012 lavoro nel settore del Food & Wine e nel 2015 ho fondato Sorsi di Web, l’agenzia di marketing digitale che offre servizi agli operatori del vino e del cibo. Quest’anno abbiamo trasferito la nostra sede da Bologna a Nuoro, e abbiamo anche esteso la nostra offerta con l’assistenza in lingua presso fiere o eventi di settore e con le degustazioni.

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Oltre all’encomiabile percorso formativo e professionale, mi fa piacere sentire che vieni dall’Argentina, terra famosa per la sua carne prelibata e per vini e vitigni eccezionali, uno su tutti il Malbec (ma ovviamente non è il solo), che qui ha trovato il suo habitat ideale. E proprio come in Argentina e in ogni altra parte del mondo, anche in Italia è necessario comunicare nel modo giusto i prodotti e le potenzialità di un luogo. Quindi ti chiedo: secondo te, il digitale può essere un’opportunità per il settore vitivinicolo italiano? Quali sono gli approcci da adottare, le tecniche da applicare e gli strumenti da utilizzare?

Il digitale è davvero una grande opportunità per il settore vitivinicolo mondiale. Oggi i consumatori (e non solo i winelover) sono piuttosto informati, curiosi e desiderosi di conoscere meglio il mondo del vino, di scoprire nuovi vini e vitigni, di esplorare territori. Uno dei modi in cui le persone cercano dettagli e maggiori informazioni è chiaramente attraverso i motori di ricerca e i social network. Le app e i siti specialistici sono molto usati per cercare recensioni e opinioni da parte di altri utenti.

Queste preferenze verso nuove modalità di ricerca dell’informazione ampliano le opzioni per diffondere e far conoscere i propri brand, non solo attraverso pubblicità, ma anche e soprattutto attraverso contenuti informativi e storie originali e personali. In particolare, il blog è uno strumento molto valido per diffondere e favorire l’apprezzamento dei valori aziendali, della qualità dei prodotti e del lavoro di tutte le persone che contribuiscono alla produzione del vino.

Ne siamo convinti anche noi: è necessario sfruttare le potenzialità del Digitale per comunicare e amplificare ciò che avviene nel mondo fisico, mettendo in luce i processi e gli attori che, alla fine, portano a frutto il lavoro. In fin dei conti si tratta di un’integrazione tra offline e online.

Susana, cosa pensi dell’omnicanalità e dell’integrazione dei canali? Che valore hanno per un’impresa vitivinicola che vuole creare valore per il cliente?

L’omnicanalità, così come l’integrazione online/offline, sono elementi fondamentali della strategia di comunicazione di un’azienda che opera nel mondo del vino.

Il “viaggio dell’utente” non è né breve né lineare. Fra il primo incontro con un marchio e il momento dell’acquisto (in enoteca, tramite una piattaforma e-commerce, ecc.) passerà tipicamente un certo tempo. Per questo motivo, le cantine devono assicurarsi di riempire i tempi e gli spazi, fornendo diversi “touchpoint” che consentiranno al consumatore di ri-incontrare il prodotto o il brand, e di stimolare e rafforzare la sua preferenza.

Bisogna anche che ci sia la massima integrazione tra ciò che è stato promesso sul web e ciò che il cliente troverà sullo scaffale prima e nella bottiglia poi; ma anche ciò che scoprirà quando verrà a trovarti in cantina. Oggi più che mai si parla di esperienza, prima ancora che di prodotto. Sempre più spesso, i rapporti con i clienti si consolidano, o addirittura nascono, in seguito a un’esperienza enoturistica.

Infatti, è proprio sull’esperienza che bisogna fare il punto. Assicurare ad un ospite o ad un cliente un’esperienza indimenticabile deve essere l’obiettivo principale. Forse la modalità migliore che ci permette di ricordare al meglio persone, luoghi e prodotti è il racconto. Noi sappiamo che sei bravissima nello storytelling e ti chiediamo: secondo te, come si racconta una storia coinvolgente e come si garantisce la memorabilità di un prodotto?

Il primo ingrediente dello storytelling, per il mondo del vino e in generale, è la sincerità. Ogni storia da raccontare deve basarsi sulla verità. Ma, per poter essere memorabile, la storia del brand deve anche andare oltre i fatti e i numeri. Riuscire a raccontare bene ciò che è famigliare e riconoscibile, i dettagli e il contesto del tuo lavoro, facilita il contatto, dà valore ai traguardi aziendali e, di conseguenza, favorisce il riconoscimento del marchio.

Uno dei fattori di maggior successo nel racconto del vino è l’uso di modelli narrativi con una struttura non lineare né immediatamente ascendente. Esempi di questo tipo si trovano anche nella letteratura classica e popolare, da Cenerentola a Icaro, ecc.

Ancora più importante è il linguaggio usato per raccontare la cantina, il territorio e il vino. Il linguaggio deve essere semplice e chiaro, per rendere lo storytelling comprensibile e accessibile al maggior numero di persone, ma deve anche essere personale, per veicolare in maniera ottimale l’identità aziendale.



 

Quindi, in poche parole, si tratta di trasmettere trasparenza, sincerità, umanità, autenticità (al link un articolo interessante ndr) utilizzando un linguaggio personale e accessibile, e applicando delle modalità di narrazione capaci di attirare l’attenzione del cliente. Tutto ciò deve servire ad avvicinare l’impresa al cliente, quasi farlo diventare parte del prodotto o comunque, un ospite al quale si vuole raccontare il più possibile, non per mostrarsi migliori o più bravi, ma solo per la gioia di condividere le storie, le esperienze e i valori che costituiscono le fondamenta di principio dell’azienda.

Sì, è proprio così!

Cara Susana, è stato un grande piacere conoscerti, assistere alla tua eccezionale presentazione a Cibiamoci 17 e averti potuto fare questa intervista. Grazie!

Ciao Tommaso, grazie a te del tuo interesse e dell’invito a questa intervista.

A presto!